mercoledì 16 marzo 2011

Portare i figli al lavoro anche quando non li porti fisicamente

Pensando a quello che è successo in Giappone è una sensazione particolare in questi giorni quella di lavorare per una delle più grandi società elettriche europee con diversi impianti nucleari.

Questa mattina stavo camminando con Eleonora per lasciarla all'asilo prima di venire al lavoro e lei mi ha chiesto quando può venire in ufficio con me la prossima volta. Mi ha ripetuto che le piace venire al lavoro con me. Mi ha chiesto cosa faccio quando lei non c'è. E così, passeggiando fra casa e l'asilo, abbiamo parlato del mio lavoro.

In riunione eravamo in tre tornati recentemente dal congedo parentale. Si parlava di carbone pulito, del fatto che siamo i più grandi al mondo per quanto riguarda l'eolico off-shore, della decisione che qui in Svezia verrà presa oggi sullo stoccaggio definitivo delle scorie nucleari e di "città sostenibili". Poi, durante la pausa caffè, abbiamo iniziato a parlare dei nostri figli e di come tutti e tre mentre parlavamo di strategia guardavamo le date 2025-2030 e le mettevamo in relazione all'età dei nostri figli. Abbiamo realizzato che, pur non avendoli fisicamente sempre con noi, ci portiamo i figli al lavoro più di quello che pensiamo. Ci siamo resi conto che siamo genitori sempre, e non solo quando siamo fisicamente con i figli.

6 commenti:

  1. Concordo in pieno con queste tue riflessioni.

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  2. Meno male!! Dovremmo lavorare tutti così... Penso a chi mette quelle date in relazione solo a se stesso e al suo conto in banca. Possiamo e dobbiamo fare meglio di così.

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  3. io penso all'età che avranno i miei figli anche quando si parla dell'applicazione delle quote di genere in Italia, quando si parla della possibilità di costruire impianti per la produzione di energia nucleare (tanti dicono che tanto ci vorranno decenni e per questo non ne vale la pena, io penso invece che forse mio figlio, e i suoi figli, potrebbero beneficiarne), quando penso all'età del nostro presidente del consiglio e che in fondo comunque vada fra un pò di anni il suo ciclo biologico si concluderà. insomma vorrei immaginare per i miei figli un futuro più roseo e con tante opportunità. mio figlio è nato un mese prima dell'elezione di Obama negli Stati Uniti. in quell'occasione ho pensato: "mio figlio è nato in un mondo migliore". speriamo.

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  4. La nostra vita è ormai organizzata in funzione loro, nella mia agenda ci sono i meeting di lavoro mischiati agli appuntamenti dell'asilo e alle feste dei compagnetti di Matilde o le visite dalla pediatra.
    Purtroppo mi rendo conto che stiamo consegnando ai nostri bimbi (italiani) una società schifosa e convincerli a studiare, impegnarsi e a diventare persone serie e perbene sarà molto difficile; in Italia ci vorranno anni per bonificare le coscienze, per ricostruire dopo la devastazione di questi anni.
    Anche io quando è stato eletto Obama (quella notte l'ho vista tutta perchè Matilde aveva la febbre alta) ho pensato "the times they are a-changing".
    Ecco, oggi mi piacerebbe consegnargli un mondo senza le centrali nucleari, magari con più cultura e meno luci ed elettodomestici ma senza nucleare.

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  5. Anche mia mamma fa i conti per risalire all'anno in cui è successo qualcosa alla mia età: era l'anno della comunione di Marina, Marina andava in seconda media, ancora Marina non andava all'asilo... quindi era il 19** :)
    Baci

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  6. Bello! ora so a chi rompere le scatole con tutte le mie domande sul nucleare che MAI rivolgerò alle associazioni tipo " no al nucleare, si al nucleare"

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